Le Milizie dei Comuni medievali

Aldo Ghetti è l’autore di The Fall of the King™. È un wargamer molto esperto, è un competente appassionato di Storia, affascinato e fortemente coinvolto dal periodo medievale. In questo articolo, in esclusiva per Top Hat Games, ci spiega in modo chiaro e sintetico l’età comunale italiana, quella compresa tra l’anno 1000 e il 1300. Con questa rapida escursione si arricchisce l’esperienza tattica dei giocatori che viaggeranno nel tempo con noi per tornare al Medioevo: ci apprestiamo ad addentrarci nel periodo in cui si svolge la battaglia della Fossalta del 1249. .

Nascono i Comuni

L’organizzazione feudale dei franchi ha abbandonato le città italiane ai vescovi, mentre i nobili, i signori delle campagne, per gli obblighi assunti nei riguardi dell’Impero e per le frequenti guerre, le avevano dimenticate. Nei capoluoghi si sono raccolti gli artigiani, dediti alla costruzione di tutto quello che è necessario per la vita, ma anche per la guerra. La quotidianità assume particolari aspetti che favoriscono lo scambio delle idee tra gli abitanti, stimolando nei cittadini la consapevolezza dei propri diritti e nel proprio lavoro.

Autonomie comunali

La nobiltà feudale, che risiede nelle campagne, si accontenta dei propri privilegi, mentre gli abitanti del contado – dimenticati dagli uomini e da Dio – vivono da servi e formano le masnade dei loro signori. È proprio in questo momento che nelle città si registra un certo progresso e un miglioramento della vita sociale. Le prime autonomie comunali vengono raggiunte intorno all'anno 1000 ed è notevole il fatto che, dopo oltre due secoli, i consoli delle magistrature comunali si sostituiscano ai duchi, ai gastaldi longobardi, ai conti e ai marchesi franchi.

Le Milizie comunali

Dall’evoluzione sociale e culturale di questo periodo prende avvio lo sviluppo e la specifica costituzione delle milizie comunali che si fonde con le origini stesse del concetto di Comune. Nato fra le lotte tra il Papato e l’Impero, il Comune italiano si presenta, fin dal principio, come un organismo politico e militare al tempo stesso. Una volta costituito non ha bisogno di crearsi una propria organizzazione militare: il Comune è già un organismo militare esso stesso.

L’Organizzazione Militare

L’edificio feudale è basato sul concetto che soltanto alcune classi sociali, quelle nobili e meno numerose, possiedano attitudini militari. Il Comune sorge quando le classi inferiori della società cittadina si dimostrano, invece, capaci di prendere parte attiva alla vita militare. Da questa condizione deriva l’origine delle milizie comunali a piedi e a cavallo. La fanteria è quella popolare per eccellenza; la cavalleria, invece, è aristocratica e rappresenta gli elementi della vasta società feudale a cui il Comune è riuscito ad aggregarsi.

Quartieri, Sestieri o Rioni

Nei primi secoli, i Comuni non hanno potuto ricorrere ai mercenari, né hanno il diritto di valersi delle genti del contado: devono quindi ricorrere ai cittadini ai quali si offrono i diritti delle libertà in cambio del dovere di servire il Comune anche con le armi. La maggior parte delle città si divide in quartieri, sestieri o rioni, con propri vessilli e insegne, e quando si deve provvedere all’assedio di castelli o «dare guasto» al territorio nemico, lo si ordina alla popolazione dei quartieri. Se la città dovesse trovarsi in pericolo, tutti sarebbero pronti a «levarsi in armi» con un carroccio.

La Prima Fase

Con la divisione per quartieri, la fanteria comunale cittadina rappresenta qualcosa di diverso dal confuso raggruppamento di una leva di massa. Essa forma un unico «quadrato» ed è armata di scudo e lancia, con una capacità di combattimento difensiva e limitatamente offensiva. L’addestramento militare è discreto: le manovre vengono effettuate almeno una volta al mese, in aggiunta all’uso delle armi, mentre i tiratori, soprattutto balestrieri ma anche arcieri, tutte le domeniche sono tenuti «ad andare a balestrare fuori le mura della città.»

Lancia e Scudo

I Comuni esprimono una grande forza di resistenza e una scarsa capacità offensiva: nelle lunghe lotte contro l’Impero, infatti, hanno dovuto soprattutto difendere se stessi e le proprie autonomie, e difficilmente hanno sentito l’esigenza di assalire. In combattimento, il Carroccio è un punto di riferimento e raccolta per i fanti armati di scudo e lancia, equipaggiamenti che vengono usati contemporaneamente. La lancia non è molto lunga, due o tre metri al massimo, e lo scudo ha dimensioni contenute. La fanteria serve anche da riparo per permettere alla cavalleria di riordinarsi, nel caso in cui quest’ultima venga respinta.

Non c’é Due senza Tre

Un esercito comunale vince quando riesce a porre la cavalleria nemica tra le lance della sua fanteria e quelle della propria cavalleria. In questi eserciti si sviluppa quindi una terza linea oltre alle canoniche due, l’avanguardia e il “grosso” dell’esercito, per soccorrere il grosso quando si trova in crisi tra la fanteria e la cavalleria nemica. Lo schema della battaglia dell’epoca è molto semplice: l’esercito imperiale formato da due linee di cavalleria contro quello comunale composto da tre, con la fanteria accompagnata dal carroccio in aggiunta alle cavallerie.

Federico Barbarossa

I Comuni dunque compensano l’inferiorità della loro cavalleria con una combinazione e una cooperazione di cavalieri e fanti, entrambi deboli se presi separatamente, ma capaci di integrarsi e sorreggersi reciprocamente in modo da fronteggiare, e anche vincere, in campo aperto contro i migliori eserciti feudali. Il momento culminante del successo delle fanterie comunali italiane di questo periodo è la battaglia di Legnano, il 29 maggio 1176, che vede la sconfitta dell’imperatore Federico I di Svevia, detto il «Barbarossa».

Seconda Fase

Nel corso del 1200 la fanteria dei comuni italiani si evolve con un uso crescente di tiratori, quasi esclusivamente balestrieri. Le fanterie assumono un atteggiamento più passivo ricorrendo a una copertura sempre maggiore di scudi, e contrappongono tiratori ai tiratori. Lo scudo e la lancia non sono più nelle mani di un solo soldato: la lancia è tenuta con entrambi le mani, essendosi allungata fino a quattro metri o più, e sono chiamate le «lanzalonghe». Anche lo scudo si ingrandisce, alzandosi fino a due metri, allargandosi e fissandosi al suolo attraverso due punte.

Il Pavesaro

Il «pavese» (o «palvese») diventa un’arma difensiva a sé stante; un incaricato deve proteggere, oltre se stesso, il picchiere e il balestriere. Le lance si sono allungate per resistere meglio alla cavalleria, ma la funzione tattica della fanteria non migliora: non reagisce con azioni risolute ed energiche in attacco, anzi aumenta il suo atteggiamento passivo lasciando sempre alla cavalleria il compito di risolvere la battaglia. Nella seconda metà del 1200, muta la compatta fanteria comunale a causa delle minore qualità dei fanti che la compongono.

La Fine della Fanteria

La borghesia e l’artigianato comunali, assorbiti dai traffici e dalle industrie, vengono sostituiti dai ceti inferiori – plebe o contado – il tutto male amalgamato e inquadrato, e non più animato dall’antico orgoglio comunale. Queste fanterie iniziano la loro decadenza nella seconda metà del XII secolo, quando più che mai il popolo appare organizzato per quartieri nelle Compagnie delle Armi. Le strade, vicinie, sestieri e rioni, assumono ora il compito di mantenere la sicurezza interna della città, mentre la guerra diventa a misura di mercenari, professionisti ed elementi scelti. Ad Altopascio, nel 1325, la fanteria decreta la propria fine.

Guerra tra i Comuni

I Comuni lombardi, da Cortenuova in poi (nel 1237 la vittoria di Federico II di Svevia), anche quando combattono in campo aperto si sforzano soprattutto di tenere a bada e di stancare l’avversario cercando l’appoggio del terreno e delle fortificazioni campali. La differenza fra lanzelonghe, pavesari e balestrieri non muta il carattere difensivo della fanteria, anzi lo accentua, sfociando nella costruzione di fortificazioni e in una guerra «di posizione». Accanto ad assedi lunghi e difficili c’è la quasi impossibilità di ottenere successi decisivi in campo aperto.

La Guerra di Logorio

Federico II (il padre di Re Enzo), pur disponendo di grandi mezzi economici e militari, in quindici anni di estenuante lotta non riesce ad avere ragione di pochi comuni lombardi decisi a tenergli testa. Il termine di questo conflitto, oltre alla miriade di piccole guerre di confine e del contrasto tra le classi sociali – affinché gli oneri e i compensi siano più equi – affretta il trapasso verso la forma di governo della Signoria, accentuando nel contempo il gioco politico delle alleanze e disfatte, delle oscillazioni da una parte e dall’altra. In questo modo la politica trionfa sui militari.